Teatro

PARIGI, Alcina

PARIGI, Alcina

Parigi, Opéra Garnier, “Alcina” di Georg Friedrich Händel LA MAGIA DELLA COMMOZIONE Con Orlando e Ariodante Alcina è la terza opera di Händel che trae ispirazione dall’Orlando Furioso dell’Ariosto e il cui libretto è una variante del mito di Circe, incantatrice fatale che attrae gli uomini col canto su di un’isola paradisiaca e, dopo averli sedotti, li trasforma in rocce, animali o piante. La maga demiurga subisce però la metamorfosi della passione amorosa, che farà crollare l’universo illusorio di Alcina e il suo magico potere, ma farà scaturire tutta la tragica umanità e quindi autentica seduzione della donna abbandonata vittima del suo stesso mito. Alcina è “un’opera delle meraviglie“, ricca di effetti e trasformazioni, creata da Händel nel 1734 appositamente per il Covent Garden e le sue macchine capaci di grandi illusioni sceniche con l’intenzione – tutta barocca – di stupire il pubblico londinese. Il fortunato allestimento di Robert Carsen del 1999 per l’Opéra di Parigi, già riproposto nel 2004, è tornato ora come un “classico” sul palcoscenico dell’Opéra Garnier. Carsen trascura l’aspetto fantastico e meraviglioso per concentrarsi sui temi eterni insiti nell’opera, quali le metamorfosi dell’anima, le ambiguità dell’essere e dell’apparire, le declinazioni e le illusioni dell’amore. Amore che collega e coinvolge tutti in un complesso intrigo sentimentale: Oronte ama Morgana che ama Bradamante che ama Ruggiero che ama Alcina. Una catena che poi tragicamente s’inverte I personaggi sono esseri umani vulnerabili e “ veri”, che si amano e si straziano, agitati da passioni contraddittorie e complesse e che noi sentiamo vicini. Le scene e i costumi di Tobias Hoheisel sono di suggestiva bellezza, il palazzo di Alcina è una bianca scatola di gusto neoclassico con il soffitto e le pareti che si aprono per inquadrare trompe- l’oeil di un verdissimo giardino all’inglese, lussureggiante e incantevole. Le pareti operano la trasformazione: si aprono per mostrare quadri viventi illuminati da una luce caravaggesca, l’amore profano degli amplessi carnali di Alcina /l’amore sacro della sposa fedele; si chiudono per isolare i personaggi e le loro passioni; scendono dall’alto in una progressione prospettica di cornici concentriche per creare l’illusione di una galleria immensa in cui Alcina come un’ombra nera avanza al rallentatore per sorprendere l’amante che sta fuggendo ai suoi poteri. Toccante l’immagine di Alcina quando consapevole di non essere più amata si stringe su sé stessa rannicchiandosi su di una sedia facendosi piccola piccola, con un dolore quasi voluttuoso, mentre la sua ombra gigantesca e minacciosa invade la stanza. Uomini addormentati, nudi, seminudi, dai torsi ricurvi, accucciati in posizione fetale, sono gli amanti che hanno subito il fascino e la trasformazione di Alcina, presenze-assenze che accompagnano i momenti cruciali dell’opera, uomini- larve in trance dai movimenti lentissimi , che alla fine, quando si scioglierà l’incantesimo, si rivestono e si stringono come un bozzolo intorno alla maga suicida, per poi uscire lentamente di scena inghiottiti dall’oscurità nera d’inchiostro. Il finale non è trionfante, domina il senso di morte, oscurità, incertezza, la vera essenza del barocco, e la morte di Alcina comunica commozione e turbamento. Anche Ruggiero preferirà le tenebre al cammino con la sua sposa . Il cast attuale si è dovuto misurare, peraltro con ottimi risultati, con le “star “ (Renée Fleming, Natalie Dessay, Susan Graham) che contribuirono con la loro forte impronta alla creazione dello spettacolo. Emma Bell è una bella e affascinante Alcina, da cui traspare fin dall’inizio una vena di tristezza, vocalmente cresce nel corso dell’opera (splendida e sentita “Ah mio cor! Schermito sei”), acquisendo maggiore spessore e varietà espressiva. La linea di canto è omogenea e ben controllata e unita a un’eccellente presenza scenica restituisce tutta la struggente sensualità di Alcina. Vesselina Kasarova, Ruggiero, ha voce sontuosa che “piega “ al canto barocco, i vocalizzi sono impetuosi come la sua mimica partecipe che traduce la ricchezza di accenti del canto. Olga Pasichnyk è una Morgana ironica e birichina dalla voce leggera ma seducente, capace di languide colorature. Sonia Prina è efficace nel ruolo en travesti di Bradamante, la voce è nitida e di bel timbro scuro, il fraseggio ottimo con accenti che scavano nella frase. Xavier Mas ha voce morbida e disegna un Oronte elegante lontano dal ridicolo . Completano discretamente il cast Melisso di François Lis e Oberto di Judith Gauthier . Jean –Christophe Spinosi dirige il suo “Ensemble Matheus” con vivacità e levità senza trascurare la malinconia dell’opera; bello il colore degli strumenti antichi e dei violini che nei momenti di massimo pathos sembrano davvero piangere. Uno spettacolo di grande poesia che riesce a commuovere e fa il tutto esaurito: è questa la magia di Alcina. Visto a Parigi, Opéra Garnier, l'1/12/07 Ilaria Bellini